Il ruggito della strada

Storie di cinema poliziottesco e della mia mala famiglia

Il libro di esordio di Katiuscia Magliarisi, Milieu Edizioni.

Mi hanno dato il nome di un’arma pesante convinti di chiamarmi come una
diva da fotoromanzo. Un nome incide la tua identità, ti insegue. Le mie contraddizioni
sono cominciate all’anagrafe. Che col destino puoi giocare a guardie
e ladri, lo sai, puoi fare il poliziotto o sparare per primo. Incerta come il mio
nome sto ancora scegliendo che scena girare.


Anni Settanta: nelle sale cinematografiche il crimine efferato eccita il pubblico pagante con poliziotti di ferro che sfrecciano su pantere truccate agitandosi come drag queen. Dove un tempo aleggiava il fumo delle sigarette, ora si respira il gas delle automobili cavalcate dagli stuntmen, eredi smarriti del selvaggio west. Anche lo spettatore, sperduto pure lui dentro metropoli turbo-urbanizzate, ha finalmente trovato cittadinanza in quella giungla d’asfalto che lo inghiotte dallo schermo.

1972: il cinema popolare italiano ha appena partorito la sua nuova, ferale creatura che all’anagrafe risponde al nome di poliziottesco. A fare da sfondo, tra richiami pop e sguardo civile, si staglia un’Italia in costante muta- mento: novelle metropoli, costruite a colpi di cemento e abitate da una gioventù smarrita in un irrefrenabile desiderio di riscatto, diventano epicentro della fervente attività di bande criminali che animano l’asfalto tra rombi di motore, spaccate leggendarie e raffiche di mitra.

Il ruggito della strada è una narrazione corale, tante voci per raccontare ancora una volta chi siamo: un popolo patologicamente affetto da amnesia del presente. Katiuscia Magliarisi è bulimica, racconta registi e attori, banditi e poliziotti, viaggia nel tempo e nei luoghi, scava nella sua memoria infantile e aggiunge frammenti personali. Finché le tappe della sua formazione criminale, piccole bombe rimaste a lungo inesplose, deflagrano quando ammette a se stessa che la sua famiglia, quei parenti che sono il sangue del suo sangue, incarnano l’archetipo dei villain di un cinema di genere diventato cult.
Nicola Attadio ©
2025
p.i. 15985591005
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